27 Set Ansia: quando è troppa non fa bene
Tutti noi proviamo ansia. La maggior parte delle persone vorrebbe eliminarla, in realtà è qualcosa di buono, è una sensazione normale e fisiologica ed ha un’importante funzionale adattativa. Rappresenta un meccanismo utile all’adattamento e alla sopravvivenza: consente di riconoscere facilmente un pericolo e permette di mettere in atto le risorse appropriate per fronteggiare la situazione (Psicologia clinica, 2001). Per ansia si intende dunque “l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnato da sintomi di disforia o da sintomi fisici di tensione.” (Mente e Comportamento, 2004).
Il problema quindi non è la presenza dell’ansia di per sé, ma la sua presenza eccessiva al di fuori di un contesto realistico di allarme e di pericolo. Quando l’ansia diventa invadente, costante, inappropriata, quando interferisce con l’attività scolastica o lavorativa, con le relazioni interpersonali si possono sviluppare dei disturbi d’ansia.
Come si manifesta l’ansia?
L’ansia si può manifestare, come nel disturbo d’ansia generalizzato, con un numero notevole di preoccupazioni per eventi futuri negativi riguardanti la famiglia, il lavoro, la salute ed il denaro. Si tratta per lo più di preoccupazioni per eventi lontani nel tempo e che hanno poca probabilità di verificarsi. Inizialmente la persona utilizza il rimuginio come strategia di risposta ad un fattore scatenante, credendo che questo possa aiutarla a risolvere la situazione: “se continuo a preoccuparmi ce la farò”…“le preoccupazioni mi aiutano a tenere sotto controllo la mia ansia”. Successivamente le preoccupazioni vengono percepite come incontrollabili ed eccessive e le persone diventano, a volte, preoccupate della preoccupazione stessa: “non riuscirò a controllare questa preoccupazione”…” impazzirò se continuerò a preoccuparmi così”.
Nei disturbi d’ansia rientrano anche le fobie specifiche: marcata paura o ansia per un oggetto/situazione specifici (es. ragni, sangue e ferite, temporali, altezze, luoghi chiusi, ecc). Un altro disturbo è la fobia sociale, caratterizzata dall’ansia in situazioni in cui si deve interagire con gli altri o dove si deve fornire una prestazione di fronte ad altre persone (es. parlare in pubblico).
Nell’ attacco di panico la persona diventa rapidamente molto spaventata in una situazione nella quale altre persone non proverebbero paura o malessere. Nel disturbo di panico sono presenti attacchi di panico ricorrenti e inaspettati e preoccupazioni di averne altri. La persona diventa sensibile alle situazioni in cui li ha sperimentati iniziando ad evitarle. Inoltre è molto attenta alle proprie sensazioni fisiologiche e teme di perdere il controllo.
L’ansia può assumere anche la forma dell’agorafobia: l’ansia relativa al fatto di trovarsi in un luogo o situazione in cui sia difficile (o imbarazzante) chiedere aiuto o allontanarsi (es. scendere dal treno prima della fermata successiva, rimanere bloccati nel traffico e non potersi allontanare, rimanere bloccati in una folla di persone che procedono nella stessa direzione). La persona tenderà ad evitare queste situazioni o affrontarle solo se accompagnata da qualcun altro.
Le persone ansiose riportano di avere sia pensieri negativi che continuano ad affollare la mente e che sono difficilmente allontanabili sia sintomi fisiologici come ad esempio sudorazione, tremori, fiato corto, tensione muscolare, accelerazione del respiro e del battito cardiaco, agitazione e irrequietezza. Possono essere presenti anche insonnia, tensione muscolare, irritabilità, difficoltà a concentrarsi ed emicrania. L’ansia è dunque un concetto multidimensionale con componenti fisiologiche, comportamentali, emotive e cognitive.
Da cosa dipende?
La causa non è mai ricercabile in un unico motivo, si tratta sempre della combinazione di più fattori: predisposizione innata, aspetti temperamentali di personalità, stili di vita che potrebbero aumentarne l’intensità (es. uso di sostanze, quantità eccessiva di caffè, assenza di attività fisica), stili educativi e modelli di riferimento disfunzionali, contesto ambientale ed eventi stressanti (come ad esempio la conclusione di una relazione, la perdita del lavoro, un lutto, il trasferimento in un altro paese).
Ansia e paura sono la stessa cosa?
Spesso i termini ansia e paura sono usati come sinonimi, in realtà si tratta di due sensazioni molto diverse. La loro differenza dipende dall’obiettività del pericolo: la PAURA riguarda qualcosa di preciso, chiaro ed imminente mentre l’ANSIA riguarda la preoccupazione per qualcosa di vago, per situazioni meno definite, che si potrebbero verificare in futuro ma di cui non si ha la certezza. L’emozione della paura è più evidente negli attacchi di panico: le persone riportano terrore, pensieri di morte, di perdita di controllo e un forte bisogno di fuggire da qualsiasi posto in cui si trovino (Disturbi psicologici e terapia cognitivo-comportamentale, 2016).
Anche bambini e adolescenti sono ansiosi?
L’ansia non è solo una cosa da grandi: è una condizione emotiva molto diffusa anche nei bambini e negli adolescenti, rappresentando il problema più comune in questa fascia d’età. Le preoccupazioni più frequenti nei bambini e adolescenti riguardano le prestazioni scolastiche, le performance sportive, le relazioni sociali e i disastri naturali. L’ansia si può manifestare anche quando il bambino viene separato da casa o dalle principali figure di attaccamento: si parlerà in questo caso di ansia da separazione. Un altro disturbo d’ansia in età evolutiva è il mutismo selettivo: il bambino è incapace di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che parli poiché è in grado di parlare in altre situazioni.
Qual è l’intervento più efficace?
L’approccio che è risultato più efficace per il trattamento dei disturbi d’ansia è quello cognitivo-comportamentale (Trattamento dei disturbi d’ansia, 2003). Questa terapia permette di lavorare sia sul piano cognitivo individuando i pensieri disfunzionali che contribuiscono all’insorgere e al mantenimento dell’ansia e successivamente modificarli sviluppando modi di pensare più razionali e adattativi, sia sul piano comportamentale analizzando il modo in cui ci comportiamo e reagiamo emotivamente e fisiologicamente alle situazioni.