I prerequisiti della letto-scrittura…perché investire sulla prevenzione?

Le difficoltà di apprendimento rappresentano uno dei più rilevanti problemi in ambito scolastico e psicopedagogico, così come in quello medico-pediatrico.

Questo problema è spesso alla base dell’insuccesso e del conseguente abbandono scolastico, in particolare da parte di quei bambini che si trovano a vivere situazioni socio-culturali svantaggiate.

Alla luce di tutto ciò…è possibile prevenire e intervenire precocemente? E come? A chi spetta questo importante compito?

Fondamentale è il ruolo della scuola dell’infanzia che può diventare uno spazio privilegiato per l’individuazione e il recupero delle difficoltà di sviluppo e di apprendimento in generale.

Il lavoro d’individuazione precoce dei soggetti che possono essere definiti “a rischio” ha la finalità di ridurre la probabilità di un loro insuccesso scolastico attraverso interventi di tipo educativo mirati e specifici.

Questo perchè è ormai evidente da anni l’esigenza di spostare l’ottica dell’intervento dalla riabilitazione vera e propria ad una efficace opera di identificazione e prevenzione dei potenziali disturbi e problemi dell’apprendimento scolastico, che hanno le potenzialità di essere maggiormente efficaci ed economici rispetto a rimedi più tardivi.

La rilevazione precoce delle difficoltà di apprendimento non può limitarsi alla sola segnalazione o, peggio, all’attribuzione di etichette diagnostiche, ma de ve costruire il primo passo per l’inizio di un programma educativo di recupero.

È fondamentale riuscire ad intervenire precocemente sulle carenze nello sviluppo delle funzioni cognitive che sottostanno agli apprendimenti di base perchè le differenze si accentuano nel corso del tempo. È stato infatti dimostrato che se un bambino a 5 anni presenta una carenza di lieve entità nello sviluppo, a 8 anni questa può mostrarsi in modo più severo se non si sono attuati nel frattempo interventi compensatori. Tutto ciò è di più facile comprensione se immaginiamo una “reazione a catena”: se è presente un’inefficienza dei processi di decodifica nella lettura, questa andrà ad ostacolare anche lo sviluppo della comprensione del testo, dell’ampliamento del vocabolario e così via.

Lo scopo di intervenire sui prerequisiti dell’ apprendimento scolastico è dunque duplice: la prevenzione e consentire la migliore evoluzione possibile di eventuali Disturbi (DSA).

Alla base di queste teorizzazioni risiede l’approccio secondo cui gli apprendimenti di base (lettura, scrittura, calcolo) sono il risultato di una serie di funzioni psicologiche che si sono sviluppate gradualmente molto precocemente. La valutazione di questi precursori permette di prevedere le caratteristiche qualitative e temporali dell’evoluzione degli apprendimenti scolastici offrendo così la possibiltà di intervenire tempestivamente nel caso in cui il bambino manifesti un’evoluzione lenta, difficoltosa e problematica.

Attualmente, al fine di seguire questo filone di ricerca e di prevenzione, è possibile utilizzare il Questionario IPDA e i Materiali IPDA assieme ad attività costruite dagli insegnanti stessi, che diventano principali attori nell’individuazione di criticità nei prerequisiti.

Se l’obiettivo è quindi quello di ridurre, per quanto è possibile, le differenze tra i bambini prima del loro ingresso alla scuola elementare, agendo su abilità che sono considerate prerequisiti degli apprendimenti scolastici, perchè non attivarsi maggiormente per incrementare la collaborazione tra il professionista e le scuole dell’infanzia che dovrebbero essere e sentirsi pioniere in questo ambito preventivo?