06 Mag Attacco di panico: cos’è, come funziona e come affrontarlo?
“Mi manca l’aria”
“Sto per avere un infarto”
“Sto per impazzire”
“Devo scappare da qui”
“Sto per morire”
Sono alcune delle frasi che vengono riportate da chi ha avuto un attacco di panico.
Cos’è un attacco di panico?
L’attacco di panico si manifesta con un aumento improvviso di paura intensa in assenza di un reale pericolo. È accompagnato da sintomi fisici (a seguito dell’attivazione del sistema nervoso simpatico), emotivi e cognitivi. Questi sintomi raggiungono l’apice in breve tempo e di solito l’attacco di panico dura circa 10-15 minuti. I sintomi si riducono poi progressivamente in circa un’ora. Le caratteristiche che destabilizzano e spaventano maggiormente la persona sono l’intensità dei sintomi, la rapidità dell’insorgenza del panico ed il fatto che l’attacco non sia preceduto da nessun sintomo in particolare. In realtà, esaminando a posteriori la vita della persona, ci si accorge che l’attacco di panico è avvenuto in un periodo di forte stress e tensione. La persona teme stia succedendo, a livello biologico o psicologico, qualcosa di talmente grave da portarla ad accedere, spesso, al pronto soccorso, perchè interpreta alcune sensazioni fisiologiche, di per sé normali ed innocue, come segnale di una imminente catastrofe.
Quali sono i sintomi più comuni?
I sintomi fisiologici più comuni sono:
- Capogiri, sensazione di stordimento
- Vertigini
- Nausea e senso di vomito
- Rossore
- Difficoltà respiratoria (sensazione di soffocamento)
- Tachicardia
- Tremori
- Aumento della sudorazione oppure brividi
- Formicolii o intorpidimenti a mani, piedi o volto
Altre sensazioni che si possono avere durante un attacco di panico sono:
- Paura di morire
- Paura di impazzire o di perdere il controllo di se stessi
- Senso di derealizzazione
- Crisi di pianto
- Desiderio di scappare via dal luogo in cui si sta manifestando l’attacco
Come funziona?
Gli attacchi di panico fanno parte dei disturbi d’ansia. L’insorgenza avviene di solito durante l’adolescenza o nella prima età adulta, sono più frequenti nelle donne ( con un rapporto 2:1) e si calcola che circa un quarto delle persone riporta di aver avuto almeno un attacco nella loro vita. La letteratura sostiene che siano dovuti ad un intreccio di fattori fisici, emotivi/comportamentali e cognitivi.
Dopo il primo attacco di panico, la maggior parte delle persone teme di vivere un altro attacco. Si manifesta la “paura della paura” che causa una compromissione delle attività quotidiane perché l’individuo inizia ad evitare le situazioni in cui crede sia più probabile avere un altro attacco di panico. La preoccupazione per avere un nuovo attacco o per le sue spiacevoli conseguenze sono legate a comportamenti di evitamento. La persona evita allora luoghi come supermercati, cinema, negozi affollati, alcuni mezzi di trasporto oppure li affronta a patto di essere con in compagnia di qualcuno. Si può innescare un pericoloso circolo vizioso (Fig.1) che può trasformare un singolo attacco di panico in un disturbo di panico. Il timore di poter avere un altro attacco di panico rende la persona maggiormente attiva dal punto di vista psicofisiologico, e ciò aumenta la probabilità che avvenga effettivamente un nuovo attacco. Oltre ai comportamenti di evitamento, ci sono anche dei fattori di mantenimento che alimentano il problema, come l’attenzione selettiva verso i cambiamenti fisiologici e, i comportamenti protettivi, come ad esempio essere sempre con un’altra persona oppure andare via con una bottiglietta d’acqua in borsa. Come detto precedentemente, ciò che innesca l’attacco di panico è l’interpretazione disfunzionale di cambiamenti fisici o mentali che vengono letti dalla persona come catastrofici e senza via d’uscita. Questo circolo vizioso viene ben spiegato dal modello di Clark (1986):
Fig.1 Il circolo vizioso dell’attacco di panico spiegato dal modello di Clark (1986). Fonte www.istitutobeck.it
Come affrontarlo?
La terapia cognitivo-comportamentale è risultata molto efficace nell’affrontare il disturbo di panico. Il modello cognitivo sostiene infatti che non è la situazione di per sé a scatenare l’attacco di panico ma l’interpretazione che l’individuo fa di quanto sta accadendo e delle possibili conseguenze. Il trattamento, preceduto da una attenta fase di valutazione (assessment), prevede le seguenti fasi (Trattamento dei disturbi d’ansia di G.Andrews et al., 2003):
- Psicoeducazione sul panico e sull’ansia
- Controllo della respirazione e rilassamento muscolare
- Ristrutturazione cognitiva
- Esposizione graduale
- Risoluzione strutturata dei problemi (problem solving)
È importante rivolgersi ad un professionista esperto al fine di individuare assieme i comportamenti di evitamento, i fattori protettivi e di mantenimento e i pensieri disfunzionali. Questo primo step di consapevolezza è fondamentale per poi procedere con il trattamento e scardinare il circolo vizioso che si è instaurato.